Il Museo si trova sul promontorio di Capo Boeo, all’interno di una vasta area demaniale (28 ha) che, a motivo del suo notevole interesse archeologico, è stata sottratta sin dalla fine dell’Ottocento all’espansione urbana (Fig. 1).
L’area costituisce il nucleo fondamentale del Parco Archeologico di Lilibeo, che si distingue per la sua ubicazione nel centro urbano e la presenza di un Museo al suo interno.
Sede museale è il Baglio Anselmi, uno stabilimento ottocentesco per la produzione del vino Marsala, ristrutturato ed inaugurato nel 1986 per esporre il relitto della Nave punica ed illustrare la storia della città antica.
Nel 2017 il Museo è stato rinnovato grazie ad un progetto di valorizzazione POIn, che ha riguardato tutta l’esposizione, organizzata secondo nuovi criteri topografici, cronologici e tematici, con un percorso di visita completamente rimodulato che ripercorre la storia dell’antica Lilibeo attraverso materiali inediti accostati ai già noti reperti del precedente allestimento e un affascinante itinerario subacqueo.
Le collezioni sono costituite da reperti provenienti dalle campagne di scavo condotte a Marsala dai primi del Novecento ad oggi, insieme ad un ristretto nucleo della Collezione “Whitaker” di Mozia e ad antiche acquisizioni comunali.
Dall’ingresso si dipartono due percorsi espositivi: l’uno, a destra, dedicato ai rinvenimenti subacquei, tra i quali la Nave punica, la Nave tardo-romana di Marausa, i Relitti medievali dal litorale sud di Marsala; l’altro, a sinistra, che illustra la città di Lilibeo, fondata da Cartagine dopo la distruzione di Mozia (397 a. C.) e conquistata da Roma con la Battaglia delle Egadi (241 a. C.) che concluse la Prima Guerra Punica.
L’itinerario subacqueo presenta anzitutto il porto antico di Lilybaeum, ubicato a Nord del promontorio di Capo Boeo, con importanti testimonianze degli intensi traffici commerciali e della prosperità della città antica, tra cui un tesoretto aureo di età ellenistica e la statua di un Guerriero di età romano-imperiale.
Nella sala principale viene proposta una visione monumentale del relitto della Nave punica, l’attrattore principale del Museo, mediante una passerella, agilmente percorribile anche dai diversamente abili, che consente un punto di vista ravvicinato dello scafo e della ricostruzione della cambusa, con le anfore vinarie e resti di ceppi da fuoco per cucinare (Fig. 2).
Il relitto, scoperto presso l’imboccatura nord dello Stagnone di Marsala e recuperato dall’archeologa inglese Honor Frost in quattro campagne di scavo (1971-74), è di straordinaria importanza dal punto di vista storico ed archeologico dal momento che il suo naufragio si collega alle vicende della Prima Guerra Punica (l’assedio di Lilibeo nel 250 a. C. o la Battaglia delle Egadi nel 241 a. C.) ed inoltre si tratta di un esempio, unico al mondo, delle tecniche di costruzione delle navi fenicie e puniche, già note attraverso le fonti storiche (Polibio).
Ampio spazio è riservato inoltre ai relitti medievali dal litorale sud di Marsala, e al carico di anforette vinarie (fine X-metà XI secolo), esposte in una vetrina che evoca la sezione maestra della nave cui appartenevano (Relitto A di lido Signorino). (Fig. 3)
Il percorso dedicato al mare si conclude nella sala dedicata alla Nave oneraria tardo-romana (fine III-primi decenni IV sec. d.C.) recuperata in prossimità dell’antica foce del fiume Birgi/Akityhios (attuale lido di Marausa). La fiancata destra del relitto è interamente ricostruita, quella di sinistra, a scopo didattico, è stata esposta su un piano orizzontale, così com’è stata rinvenuta (1999- 2011). (Fig. 4)
Il secondo percorso di visita è incentrato sulla città di Lilibeo e viene introdotto dalle testimonianze archeologiche anteriori alla sua fondazione: i centri fenicio-punici di Mozia e Birgi con i corredi delle necropoli arcaiche e le stele del tofet; i rinvenimenti preistorici e protostorici sparsi nel territorio che attestano la frequentazione nell’entroterra lilibetano sin dal Paleolitico Superiore.
La storia di Lilibeo viene quindi narrata attraverso i reperti provenienti dalla città antica, dalle necropoli puniche ed ellenistico-romane, compresi i materiali dai cimiteri cristiani e dai luoghi di culto.
Il “racconto” inizia con due opere emblematiche: la Tessera hospitalis, due mani che si stringono per sancire il patto tra un Punico e un Greco (II-I sec. a.C.), e la splendida statua di Venus Pudica, copia romana del II sec. d.C. di un originale ellenistico. (Figg. 5-6)
La necropoli di Lilibeo è presentata in percorsi cronologici e tematici, a partire dai corredi funerari del periodo punico, ossia dalla fondazione della città alla metà del III sec. a.C.
I materiali sono raggruppati in contesti unitari, femminili e infantili a sinistra, maschili a destra. Al centro della sala, assume rilievo la ricostruzione di una sepoltura familiare, segnalata da una stele antropoide. (Figg. 7-8)
Continuando la visita, l’esposizione illustra la necropoli ellenistico-romana, con i piccoli monumenti funerari dipinti (epitymbia), le stele inscritte ed inoltre il mausoleo a forma di tempio circolare (Tholos), datato al II sec. a.C., del quale si conservano rilevanti frammenti architettonici. Le stele sono poste su basi che evocano le piccole piramidi a gradini rinvenute nella necropoli. (Figg. 9-10)
In fondo alla sala, una struttura evoca la ricostruzione delle mura di fortificazione coronate da merli, erette nel IV secolo a.C., (Fig. 11)
mentre la saletta a destra è dedicata ai culti punici e romani, i primi rappresentati da una stele votiva dal Tofet.(Fig. 12)
Ad età romana risalgono il torso in marmo della dea Salus/Igea, una statua di Asclepius e una colonnina votiva per la dea Isis Myrionymos (così chiamata per i suoi numerosi appellativi), opere tutte rinvenute nell’area sacra dell’Insula III, ed inoltre un’iscrizione e alcune statuette che testimoniano il culto di Venere, particolarmente rilevante nella città romana. (Fig. 13)
In ultimo, nella Sala conferenze, adibita a spazio espositivo, è stata allestita la mostra permanente Vivere a Lilibeo, dedicata alla città, con le sue splendide domus, le testimonianze epigrafiche, gli oggetti della vita quotidiana, per la prima volta riuniti in contesti unitari e presentati dal più recente al più antico, per simulare la stratigrafia archeologica.
I materiali, rinvenuti nel corso di vecchi o recenti scavi, provengono dalla strada romana chiamata Plateia Aelia, dalle case lungo la stessa strada e da altre case e isolati ubicati sia nell’Area archeologica di Capo Boeo, sia in diversi siti della città moderna di Marsala che si sovrappose su gran parte dell’antica Lilibeo. (Figg. 14-15)
Gli oggetti esposti, dagli arredi e le decorazioni architettoniche policrome, ai vasi per la cucina e la tavola, agli utensili della vita domestica – quali la stadera in bronzo o la macina granaria in pietra lavica – ci danno un’idea della ricchezza e bellezza della città che Cicerone, non a torto, definì “splendidissima”.