Fig. 1 – Interno della grotta

La Grotta del Pozzo si trova sul versante nord- est dell’isola di Favignana, in località San Nicola.
La zona di San Nicola fu interessata da un insediamento probabilmente sin dal periodo arcaico (fine VIII – inizi VII sec. a.C.), come fa presumere il rinvenimento di un frammento di kotyle protocorinzia.

La scoperta della grotta risale al 1968 e il nome si deve alla presenza di un pozzo, ricavato in tempi recenti.

Si tratta di un ambiente a pianta approssimativamente quadrangolare con due aperture opposte. Oggi si accede alla grotta attraverso un dromos a gradoni, mentre l’ingresso più antico, oggi tompagnato, era ricavato nella parete di fronte all’accesso attuale ed era preceduto da un ingrottato di dimensioni minori.

Per quanto riguarda le fasi di frequentazione, sembra poco attendibile l’ipotesi di una fase preistorica, ipotizzata dalla Bisi sulla base di alcune raffigurazioni (una figura eretta e un pesce).

In epoca punica fu adibita ad ipogeo accessibile attraverso il menzionato dromos a gradoni, adibito ad uso funerario e/o di culto.

Fig. 2 – Dromos a gradoni

In periodo tardo-antico e paleocristiano gli ingrottati vennero reimpiegati come area cimiteriale mediante l’apertura di nicchie, arcosoli e loculi lungo le pareti di friabile calcarenite. Anche la presenza di alcune croci incise sulle pareti testimonia l’uso cimiteriale.

Fig. 3 – Nicchie, arcosoli e loculi

In epoca moderna (XIX-XX secolo) gli ingrottati vennero utilizzati come stalla per il ricovero di animali, come evidenzia la presenza di un abbeveratoio accanto al pozzo e di diversi ganci in legno e incavi nel banco roccioso, ricavati lungo le pareti, usati per legare gli animali.

Fig. 4 – Pozzo e abbeveratoio

Molto interessante è la documentazione epigrafica con iscrizioni e gruppi di lettere riferibili alla fase punica e neo-punica.

La prima e più rilevante iscrizione, individuata dall’archeologa Anna Maria Bisi nel 1968, è ancora oggi ben visibile sulla parete a sinistra dell’ingresso (Iscrizione P in Fig.6). Successivamente, Benedetto Rocco identificò una decina di iscrizioni incise sulle pareti della grotta e una serie di raffigurazioni, sia sul soffitto che sulle pareti.

Fig. 5 – Iscrizione neopunica

Fig. 6 – Planimetria

Le iscrizioni possono essere suddivise in tre gruppi, la cui lettura fornisce indicazioni circa la funzione di questo luogo:

  1. Iscrizioni attribuibili al IV-III sec. (Iscrizioni 1-2-6-7): dediche e invocazioni che testimoniano l’utilizzo della grotta come luogo di culto frequentato da naviganti e pescatori;
  • Iscrizione neo-punica databile al II-I sec a.C. (Iscrizione P): secondo l’interpretazione più attendibile, ha carattere funerario pertanto si ipotizza che la grotta sia stata utilizzata come sepoltura;
  • Gruppi di lettere al I sec. a.C. – I sec. d.C. (Iscrizioni 3- 4), per lo più invocazioni a Iside, che testimoniano l’utilizzo come luogo di culto.

ISCRIZIONE NEOPUNICA (Fig.4, Fig.6.P)

Il carattere di eccezionalità del sito si deve proprio alla presenza dell’iscrizione ancora in situ, incisa a sinistra dell’accesso principale sulla parete al di sopra del pozzo, ad una altezza di 1,80 m dal piano di campagna. È composta da caratteri neo-punici disposti su due righe.

TRASCRIZIONE di A.M. Bisi:     1 ͣ riga:    ҅s ҅n ҆š  ҆t

                                                       2 ͣ riga: ṣ k n q m ҅

                              w p

TRADUZIONE:     “I legni sono coperti “

         oppure

          “Legno in offerta (offerta lignea) …”

L’iscrizione, attribuita al II-I sec. a.C., sembra alludere nella prima riga, afferma la Bisi, ad “un’offerta lignea” (nš’t), ovvero alla cassa lignea deposta nell’ipogeo, contenente il corpo dell’inumato più importante (capostipite della famiglia per il quale fu realizzata la tomba) e destinata poi ad accogliere le altre sepolture, oppure può essere riferita a qualche arredo funerario in legno che si trovava presso la tomba. Secondo questa lettura l’iscrizione testimonia l’uso funerario dell’ipogeo.

Benedetto Rocco propose un’interpretazione differente:

TRASCRIZIONE di B. Rocco:       1 ͣ riga: s l  ҅ṣ  ҅d ҆š  ҆t

                                                2 ͣ riga: s ḥ t b n ҅l

TRADUZIONE:                  “Roccia, accesso, podio:

                                        SHT, Figlio di ‘EL”.

Il senso dell’epigrafe andrebbe espresso meglio con la parafrasi: “Questa roccia fu sistemata, con accesso e podio, da SHT, figlio di ‘EL”.

Si tratterebbe, secondo questa interpretazione, di un’iscrizione commemorativa che ricorda la sistemazione della grotta a santuario, con il dromos di accesso e il podio per lo svolgimento regolare dei riti.

LE ALTRE ISCRIZIONI

Le epigrafi sono state individuate e numerate dal Rocco, iniziando dal lato sinistro dell’ingresso a dromos.
Si riporta l’elenco delle iscrizioni secondo la numerazione indicata nella pianta (Fig.6).

TRASCRIZIONE:     b r k ( per almeno 10 volte)

TRADUZIONE:       “Benedici, benedici”

Gruppo di lettere incise appena visibili. Sono stati ripetuti per una decina di volte gli stessi segni BRK, sempre uguali, tradotti con “Benedici, Benedici”. I caratteri epigrafici possono farsi risalire anche al V-IV sec. a.C. Si tratta di richieste di grazia, con l’imperativo del vocabolo cultuale più usato e più espressivo.

2.

TRASCRIZIONE:        ḥ n n

TRADUZIONE:   “Abbi misericordia…

oppure

Sii benigno/a”

Iscrizione assegnabile al III-II sec. a.C. presente sulla parete di fronte all’ingresso principale, procedendo da sinistra, a metà parete. La sua traduzione è “Abbi misericordia“, oppure “Sii benigno“. Questo verbo indica il perdono delle colpe e la concessione della grazia. Potrebbe anche trattarsi di una semplice firma: le tre lettere potrebbero leggersi semplicemente con il nome proprio Annone, il cui significato è appunto “essere benigno, mostrare beneficio”.

3. 

TRASCRIZIONE:   ҆s n

TRADUZIONE: “O Iside, di grazia…!”

Gruppo di lettere osservato a destra del gruppo precedente. Secondo Benedetto Rocco, risale al I sec. a. C – I sec. d. C. e la sua possibile traduzione è “O Iside, di grazia!”.

Il segno che sta per Iside sarebbe   ҅s. È plausibile l’ipotesi che si tratti di un’invocazione alla divinità.

4.

TRASCRIZIONE: ḥ d l  ҆s

 TRADUZIONE: “Rimani, o Iside” oppure

“Fa(cci) vivere, o Iside”.

Epigrafe individuata in fondo alla grotta, composta da 5 segni alfabetici divisi in due parole (una composta da tre segni, l’altra da due), separate tra loro da tre pesci capovolti.

Benedetto Rocco individuò la forma verbale ḤDL e il nome di Iside ( ҆s), interpretando il gruppo di lettere come un’invocazione alla dea.

I cinque segni potrebbero leggersi più facilmente come nome proprio, formato dal nome teoforo   ҆s e da ḥ d l, con il significato di “Iside fa rimanere”. La traduzione proposta è quindi: “Rimani, o Iside”; o anche: “Fa(cci) vivere o Iside”.

Altre raffigurazioni di pesci furono osservate sulla superficie, mentre in basso al centro un disegno interpretato come rappresentazione del monte di Santa Caterina.
Si presume che la preghiera a Iside sia stata rivolta da gente di mare dell’isola, dedita alla pesca.

La datazione del gruppo di lettere risale a non prima del I sec. d.C.; più difficile attribuire ad un’epoca ben precisa le raffigurazioni.

5. Si trovava presso l’ingresso più antico della grotta. Non è stata decifrata e oggi i segni non sono più visibili.

6.

TRASCRIZIONE:   1 ͣ riga:    b n ḥ n n

                      2 ͣ riga:   b m l q r t b š p ṭ

TRADUZIONE: “I figli di Ḥnn (Annone):

                Bmlqrt (e) Bšpt”

Nel sopralluogo del 1970, B. Rocco individuò alcune lettere dell’alfabeto punico, nella tipologia caratteristica dell’ambito punico-siculo, e altre incisioni poco marcate, interpretate come segni aventi solo valore ornamentale. Uno studio attento lo portò ad identificare un’iscrizione composta da due righe, tradotta in I figli di ḤNN (Annone): BOMILQART (e) BOSHAFOT. Venne considerata la firma di due visitatori illustri o una preghiera con il verbo sottinteso. Oggi nessun segno è individuabile.

7. Due iscrizioni presenti nella parte alta, a destra dell’ingresso a dromos gradinato, incise in periodi diversi e sovrapposte. La prima (a) più antica in caratteri fenici, la seconda (b) in caratteri latini.

a) 

TRASCRIZIONE:    1 ͣ riga:      n d r   ҆š n d r

        2 ͣ riga:    ҅ b d s d h ṣ t r

  TRADUZIONE:Voto che fece (lett: Dedica che dedicò)

҅bdsd, il commissario”

La prima iscrizione si fa risalire al III-II sec. a. C. e si estende su due righe, che hanno inizio dallo stesso punto e si aprono a ventaglio con un progressivo aumento nelle dimensioni delle lettere.

La traduzione è: “Voto che fece ‘Absid, il commissario“. Si tratta, secondo B. Rocco dello scioglimento di un voto non specificato.

Si tratta di una formula comunissima nelle iscrizioni fenicie d’Occidente: una semplice dedica nella quale non viene menzionata la divinità titolare. Rimane incerto il significato da attribuire alle lettere STR tradotto con “commissario” (potrebbe anche significare “scriba” “ispettore”, “prefetto”).

b) 

La seconda iscrizione viene datata al XVI- XVII secolo ed è sovrapposta interamente al primo rigo. La lettura è abbastanza facile. Rimane qualche incertezza per la” S” iniziale che è tracciata meno delle altre: se manca la “s” iniziale, potrebbe trattarsi della firma di qualche visitatore illustre di nome ERASMO. Se invece è presente la “S” iniziale, come sembra più verosimile, si leggerebbe “SANT’ERASMO“. Si pensa che i soldati abbiano affidato a Sant’Erasmo la difesa dell’isola contro le incursioni dei pirati in questo sito, già noto come luogo di culto antico e cimitero cristiano.

  • Iscrizione situata a destra della precedente, al termine del dromos d’accesso. Risulta danneggiata, a tutt’oggi inedita.
  • Gruppi di iscrizioni in basso a destra entrando, sulla parete dell’ultimo tratto del dromos.

B. Roccoha individuato la presenzadi segni sulla parete, oggi non più visibili.

Durante i sopralluoghi, B. Rocco individuò all’interno della Grotta del Pozzo anche una serie di raffigurazioni che considerò pertinenti alla fase della frequentazione punico-romana. La maggior parte riproducono pesci in diverse posizioni, il cui significato va presumibilmente collegato all’attività di pesca o al mare. Secondo B. Rocco le raffigurazioni riconducono al culto della dea Iside come dimostra la loro presenza nell’iscrizione “Rimani o Iside“… “Facci vivere o Iside“, probabilmente perché gli autori, devoti alla dea Iside, protettrice dei naviganti, trovavano nella pesca un elemento di sussistenza.

Sul soffitto, vicino all’ingresso principale, un po’ più avanti rispetto all’iscrizione neo-punica, è presente un graffito. Si tratta di un uccellodalle ali spiegate, probabilmente un’aquila o falco. La testa è rivolta verso destra, la posizione in riposo e protezione.

Accanto, a sinistra, un altro uccello su un piano inferiore in posizione dimessa e senza le ali aperte. Benedetto Rocco ritiene che, poiché di solito nelle raffigurazioni la testa dell’aquila è piegata a sinistra, l’aquila qui rappresentata con la testa rivolta verso il dromos avesse lo scopo di proteggere la grotta.

La documentazione epigrafica della grotta del Pozzo costituisce la testimonianza più significativa della frequentazione dell’antica Aegusa durante la dominazione punica. La cultura punica a Favignana fu sicuramente radicata e predominante, continuando a sopravvivere, nelle sue manifestazioni più tipiche della vita religiosa e del culto, anche in epoca romana ad almeno un secolo di distanza dalla Battaglia delle Egadi (241 a.C.).

Nei pressi della Grotta del Pozzo sono presenti altre grotte in terreni privati, divise da questa dalla strada che conduce al cimitero, utilizzate come sepolture nel periodo paleocristiano.